Situazione attuale dell'impoverimento energetico nell'Unione europea
L'Unione Europea (UE) si sta attivando per affrontare il problema della povertà energetica, riconoscendone le importanti implicazioni per la salute pubblica, la coesione sociale e la produttività all'interno del blocco. L'UE vuole ampliare la comprensione della vulnerabilità per includere la discriminazione sistemica, poiché gli impatti disproporzionati del cambiamento climatico, come ondate di calore, inondazioni e incendi, colpiscono gli elementi più fragili della società.
I diversi gradi di povertà energetica nei paesi dell'UE derivano da politiche energetiche diverse, strutture economiche, condizioni sociali e disuguaglianze regionali. Per trovare soluzioni coerenti, gli stati europei devono adottare politiche energetiche pragmatiche, orientate al cittadino e alle imprese, migliorare la cooperazione attraverso framework come la liberalizzazione del mercato energetico dell'UE, promuovere la partecipazione attiva dei clienti e adattare le politiche climatiche sociali che garantiscano l'accessibilità e l'affordabilità, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e capacità.
La Commissione Europea (CE) stima che tra l'8% e il 16% della popolazione dell'UE, ovvero tra 35 e 72 milioni di persone, affrontano la povertà energetica. Questa cifra è stata peggiorata dalla pandemia di COVID-19 e dalla crisi del costo della vita. Per alleviare questi oneri finanziari, la CE ha proposto un Fondo per il Clima Sociale (FCS) e ha destinato parte dei fondi del suo sistema di scambio delle emissioni (ETS) a questo fondo.
Il FCS, che ammonta a €72,2 miliardi dal 2025 al 2032 e potrebbe raggiungere €144,4 miliardi se abbinato dagli Stati membri, mira ad alleviare gli oneri finanziari, promuovere la mobilità sostenibile e l'edilizia, e supportare i cambiamenti strutturali che riducono la dipendenza dai combustibili fossili. La CE ha anche pubblicato una Comunicazione sull'Onda di Rinnovamento e Raccomandazioni per gli Stati membri sull'affrontare la povertà energetica per stimolare l'impegno e la partecipazione di tutti gli stakeholder.
Gli edifici, responsabili di oltre un terzo delle emissioni di CO2 e del 40% del consumo energetico dell'UE, e la maggior parte dei quali sarà ancora in piedi nel 2050, sono un punto focale. La qualità degli edifici sta peggiorando, con il tasso attuale di retrofit al 1% all'anno. Il recente incarico di un Commissario per l'Energia e l'Edilizia collega le due dimensioni politiche, ma l'approccio deve estendersi oltre le esigenze di riscaldamento invernale per affrontare la povertà energetica durante l'estate.
L'UE si è dimostrata attiva nell'affrontare la povertà energetica, iniziando con l'Unione Energetica, una strategia per l'energia accessibile, sicura e sostenibile, e il pacchetto legislativo 'Energia Pulita per Tutti', finalizzato nel 2019, che richiede agli Stati membri dell'UE di monitorare i livelli di povertà energetica e implementare misure mirate. L'UE ha anche proposto una definizione ufficiale di povertà energetica nel pacchetto 'Adatto al 55'.
Tuttavia, le differenze nei livelli di povertà energetica tra i paesi dell'UE sono influenzate da vari fattori, tra cui gli indicatori utilizzati per la valutazione. L'UE manca di un framework per valutare la dimensione estiva della povertà energetica. Per affrontare questo divario, l'UE ha stabilito obiettivi climatici a lungo termine vincolanti, tra cui la riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. L'UE mira a diventare il leader indiscusso nell'affrontare il cambiamento climatico mentre preserva il benessere della sua popolazione.
La povertà energetica è diventata un tema centrale dell'agenda politica europea negli ultimi dieci anni. L'approccio dell'UE all'affront
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