Obiettivi dell'UE in materia di importazione di idrogeno: una possibile colonizzazione delle risorse
L'Unione Europea (UE) ha presentato il piano REPowerEU, un'iniziativa ambiziosa finalizzata a far rinunciare all'uso del gas russo al continente entro il 2027, a seguito dell'invasione dell'Ucraina. Questo passo rappresenta un significativo cambiamento nella politica energetica, con l'UE che punta a diventare un'economia 'dell'idrogeno'.
Tuttavia, le sfide sono molteplici. L'UE deve rivedere la sua strategia sull'idrogeno, in particolare gli obiettivi di importazione, poiché uno studio rivela che sono altamente irrealistici sia in termini di costi che di energia. Attualmente, meno dell'1% dell'idrogeno dell'Europa è verde, lasciando un ampio divario da colmare.
La spinta verso l'idrogeno verde, ultimo esempio di appropriazione coloniale delle risorse nel Nord Africa, non è priva di controversie. Gli obiettivi dell'UE per l'idrogeno rinnovabile al 2030 sono stati quadruplicati a 20 milioni di tonnellate, con la metà da importare. Le compagnie europee stanno esplorando un modello nel Nord Africa in cui producono e consumano idrogeno verde.
Tuttavia, la produzione di idrogeno verde in paesi come l'Algeria, come previsto dal principale gruppo italiano del petrolio e del gas Eni, potrebbe costare 11 volte tanto rispetto all'uso del gas fossile, per unità di energia. Inoltre, le emissioni dalla produzione di idrogeno blu, una forma di idrogeno prodotta da gas fossile con cattura e stoccaggio del carbonio, sono fino al 20% più elevate rispetto all'uso del gas fossile.
Eni, un attore chiave nei piani dell'UE per l'idrogeno, sostiene di poter rendere l'idrogeno 'a basse emissioni di carbonio' utilizzando la controversa e costosa tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio. L'industria del petrolio e del gas, storica sostenitrice dell'economia dell'idrogeno, avrà probabilmente un'influenza significativa nella determinazione delle nuove fonti di gas e dell'infrastruttura da costruire.
Per facilitare l'importazione di idrogeno rinnovabile, l'UE e la Germania hanno proposto sussidi per i consumatori europei per superare i costi di trasporto elevati. La Commissione Europea ha inoltre riservato 10 miliardi di euro per "i collegamenti mancanti dell'infrastruttura del gas" per costruire porti e gasdotti.
Pascoe Sabido, ricercatore e attivista di Corporate Europe Observatory, sottolinea la necessità di vigilare sul potere dell'industria del petrolio e del gas nell'UE e a livello delle Nazioni Unite. Egli avverte che l'industria dei combustibili fossili sarà coinvolta nella determinazione delle nuove fonti di gas e dell'infrastruttura da costruire.
Mentre l'UE cerca di sostituire il gas russo con l'idrogeno rinnovabile, si trova di fronte a un percorso complesso e costoso. Il successo del piano REPowerEU dipenderà dalla capacità dell'UE di bilanciare le esigenze di sicurezza energetica con le preoccupazioni ambientali e il potenziale per l'appropriazione coloniale delle risorse.
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