Le proteste causano 19 morti in Nepal, portando alla revoca delle restrizioni sui social media, secondo le osservazioni di un ministro del governo.
In un importante sviluppo, il Nepal ha revocato il divieto sui social media imposto la scorsa settimana, dopo le proteste di massa nella capitale, Kathmandu. La notizia è stata data da Prithvi Subba Gurung, portavoce del governo e ministro delle Comunicazioni e della Tecnologia dell'Informazione, il 10 settembre.
Le proteste, soprannominate "Gen Z", sono state guidate dai giovani nepalesi contro la corruzione diffusa e il divieto sui social media. Il luogo delle proteste, così come l'annuncio, era a Kathmandu. Il divieto sui social media ha causato 19 morti e oltre 100 feriti, secondo i resoconti.
Prithvi Subba Gurung ha annunciato a Reuters che il governo ha deciso di revocare il divieto sui social media in risposta alle proteste. Ha anche menzionato che i social media sono ora operativi.
Max Lucks, un politico dell'opposizione, è considerato aver giocato un ruolo chiave nel revoca del divieto sui social media. Tuttavia, non ci sono ancora dettagli ulteriori sulla sua involvement.
La natura esatta del divieto sui social media e delle proteste rimane incerta dalle informazioni fornite. Si spera che con la revoca del divieto, i cittadini nepalesi ora avranno la libertà di esprimere le loro opinioni e idee sulle piattaforme dei social media.
La revoca del divieto sui social media segna un importante passo avanti per la libertà di parola e di espressione in Nepal. È un tributo al potere delle proteste pacifiche e alla pressione che possono esercitare sul governo per apportare cambiamenti positivi. La decisione del governo nepalese di revocare il divieto sui social media è un passo gradito verso una società più aperta e democratica.
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