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L'aumento dei casi di sindrome da tachicardia ortostatica posturale, o POTS, legato a una pandemia, è spiegato

I effetti a lungo termine delle infezioni virali come il COVID-19 hanno lasciato molte persone che lottano contro una condizione debilitante. Alcuni sostengono che il rimedio prescritto, l'attività fisica, possa invece causare danni.

Sindrome da tachicardia post زیراstica (POTS) - una condizione peculiare il cui numero di casi è...
Sindrome da tachicardia post زیراstica (POTS) - una condizione peculiare il cui numero di casi è raddoppiato a partire dall'inizio della pandemia

L'aumento dei casi di sindrome da tachicardia ortostatica posturale, o POTS, legato a una pandemia, è spiegato

A seguito della pandemia di COVID-19, milioni di persone lottano con i sintomi del COVID-19 a lungo termine, tra cui un aumento della prevalenza del sindrome da tachicardia ortostatica posturale (POTS). Si stima che il 6% degli adulti americani viva attualmente con i sintomi del COVID-19 a lungo termine, e una parte significativa di queste persone soddisfa anche i criteri per il POTS.

Il POTS è un disturbo caratterizzato da un aumento anormale della frequenza cardiaca in piedi o durante lo sforzo fisico. Colpisce circa il 79% dei pazienti con COVID-19 a lungo termine, secondo studi recenti. Tuttavia, la gestione di questo disturbo può essere difficile, poiché l'esercizio fisico - un trattamento di prima linea per il POTS - spesso porta a ricadute per l'89,5% dei pazienti con COVID-19 a lungo termine.

Molti pazienti con POTS, inclusi quelli con COVID-19 a lungo termine, soddisfano anche i criteri per la sindrome da fatica cronica/mialgia encefalomielite (ME/CFS), un disturbo caratterizzato da astenia post-effortiale (PEM). Il PEM è spesso caratterizzato da un senso influenzale, come linfonodi ingrossati, dolori articolari e muscolari e febbricola che si sviluppano entro ore o giorni dopo uno sforzo eccessivo.

La sfida per i pazienti con POTS, in particolare quelli con COVID-19 a lungo termine, risiede nell'approccio terapeutico. Anche se i trattamenti non farmacologici, come l'esercizio fisico, non sono efficaci come i trattamenti farmacologici per la gestione dei sintomi del POTS, molti pazienti sono spesso tenuti a dimostrare che l'esercizio fisico da solo non è sufficiente per trattare i loro sintomi prima che i loro medici considerino la somministrazione di farmaci.

Alcuni pazienti con POTS, come la nuotatrice olimpica Katie Ledecky e la rematrice Oonagh Cousins, hanno trovato successo nella gestione dei loro sintomi attraverso una combinazione di cambiamenti dello stile di vita e farmaci. Tuttavia, i trattamenti medici o i farmaci specifici raccomandati per queste persone non sono pubblici.

Il trattamento per il POTS varia notevolmente da persona a persona e spesso comporta una combinazione di cambiamenti dello stile di vita e farmaci. I trattamenti farmacologici comuni per il POTS includono la supplementazione di liquidi e sale, compresse di sale, Fludrocortison (un mineralocorticoide), beta-bloccanti, Midodrin (un agonista dei recettori alpha-1 adrenero) e Ivabradin (un farmaco che rallenta la frequenza cardiaca).

La gestione del POTS, in particolare per i pazienti con COVID-19 a lungo termine, richiede una considerazione attenta e un approccio personalizzato. È fondamentale per chiunque abbia il POTS o sospetti di averlo di consultare un professionista sanitario per un piano di trattamento individualizzato. Il trattamento deve sempre essere sotto supervisione medica, poiché la risposta ai farmaci può variare notevolmente da persona a persona.

Il protocollo di esercizio di Levine, un programma di tre mesi, ha mostrato risultati promettenti nella gestione dei sintomi del POTS. Solo 103 dei 251 partecipanti hanno completato il programma, ma il 71% di coloro che hanno finito non soddisfaceva più i criteri per il POTS. Tuttavia, è importante notare che spingere oltre i limiti fisici nei protocolli di esercizio per il recupero del POTS può portare a gravi peggioramenti per i pazienti con PEM.

Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha messo in guardia contro l'uso della terapia di esercizio graduale per il trattamento della fatica post-COVID, sottolineando la necessità di un approccio attento e personalizzato nella gestione del COVID-19 a lungo termine e del POTS. Man mano che il numero di persone che vivono con il POTS continua ad aumentare, in particolare a seguito della pandemia, è fondamentale che continuiamo a condurre ricerche e a comprendere questo disturbo per fornire il miglior trattamento possibile a coloro che ne sono colpiti.

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