L'attore Mark Ruffalo e l'attrice Olivia Colman sono tra le 1.300 persone che hanno promesso di boicottare le organizzazioni cinematografiche israeliane accusate di complicità nel genocidio.
In un importante passo avanti, oltre 1.300 attori, registi e produttori provenienti da tutto il mondo hanno promesso di non lavorare con le istituzioni cinematografiche israeliane coinvolte nel genocidio e nell'apartheid contro il popolo palestinese. Questa iniziativa, guidata dal gruppo "Film Workers for Palestine", si ispira alla campagna del 1987 "Filmmakers United Against Apartheid", che si opponeva alla distribuzione di film negli Stati Uniti in apartheid Sudafrica.
L'impegno, che include un impegno a rifiutare la complicità, la definisce come l'inclusione del "bianchettamento o giustificazione del genocidio e dell'apartheid, e/o il partenariato con il governo che li commette". Tra i firmatari figurano il regista candidato all'Oscar Mike Lerner, che ha descritto il nuovo impegno come uno "strumento non violento essenziale per sottolineare l'impunità mortale di cui gode attualmente Israele e i suoi alleati".
Amin El Gamal, presidente del National Mena Committee di SAG-Aftra, ha dichiarato che i sindacati hanno un obbligo etico e legale di agire. Questo sentimento è stato fatto proprio da Equity UK, che ha approvato una mozione che conferma il diritto degli artisti di esprimersi. L'Associazione norvegese degli attori ha addirittura raccomandato ai propri membri di rifiutare il lavoro con le istituzioni culturali israeliane.
L'impegno pubblicato completo di "Film Workers for Palestine" include un appello all'industria cinematografica internazionale per rifiutare la complicità nell'oppressione dei filmmaker palestinesi. Cita la sentenza della Corte internazionale di giustizia secondo cui c'è un "plausibile rischio di genocidio a Gaza" e che le politiche di occupazione e apartheid di Israele sono illegali.
La lista dei firmatari include registi di spicco come Ava DuVernay, Yorgos Lanthimos, Adam McKay e Joshua Oppenheimer. Anche figure arabe del cinema e della televisione come Bassem Youssef, Dhafer L'Abidine, Dina Shihabi e Khalid Abdalla hanno aggiunto i loro nomi. Tra gli attori che sostengono l'impegno figurano i vincitori dell'Oscar Olivia Colman, Mark Ruffalo e Javier Bardem, oltre a Josh O'Connor, Ayo Edebiri, Riz Ahmed e Tilda Swinton.
L'impegno menziona anche esempi di complicità, come il bianchettamento o la giustificazione del genocidio e dell'apartheid, e/o il partenariato con il governo che li commette. Serve come un potente messaggio contro l'ingiustizia e un appello all'industria cinematografica internazionale per stare al fianco dei filmmaker palestinesi nella loro lotta per la libertà e l'uguaglianza.
Tuttavia, è importante notare che non ci sono produttori cinematografici o rappresentanti tedeschi pubblicamente noti che hanno esplicitamente aderito all'appello di "Film Workers for Palestine" per boicottare le istituzioni cinematografiche israeliane coinvolte nel genocidio e nell'apartheid contro la popolazione palestinese. L'iniziativa e la petizione stessa sono state principalmente segnalate a livello internazionale senza specifiche menzioni di figure dell'industria cinematografica tedesca che la sostengono.
Questo movimento all'interno dell'industria cinematografica evidenzia la crescente consapevolezza e preoccupazione a livello globale per la situazione in Palestina. Serve come promemoria che l'arte e la cultura possono essere strumenti potenti per il cambiamento e che gli artisti hanno un ruolo da giocare nel contrastare l'ingiustizia.
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