La Romania onora un nazionalista anti-UE e filo-russo: Simion prevale, costituendo una sfida per i democratici
La corsa presidenziale polarizzante della Romania: il candidato di estrema destra George Simion guida la classifica
George Simion, un 39enne noto nella politica rumena, si trova sotto i riflettori come presunto vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali. Nonostante abbia portato il marchio di "teppista" per gran parte della sua carriera politica, Simion ora aspira a essere chiamato "presidente". Con un'aria di sicurezza, cammina per le strade soleggiate, scortato da un contingente costante di guardie del corpo, ma non ha ancora goduto della soddisfazione della vittoria.
Secondo i risultati preliminari, Simion, il candidato di estrema destra sostenuto dall'Alleanza per l'Unione dei Romeni (AUR), ha ottenuto un sonoro 40% dei voti. Questo risultato supera quello di Călin Georgescu, che aveva ottenuto abbastanza voti a novembre per vincere le elezioni, solo per vederle annullate dalla Corte costituzionale a causa di presunte interferenze russe.
La vittoria di Simion si rivolge alla massa con una convinzione incrollabile, proclamando orgogliosamente: "Il popolo rumeno ha parlato e le sue voci non sono state silenziate". Nonostante le manipolazioni politiche e gli ostacoli posti sul suo cammino, egli crede che la volontà del popolo sia stata ascoltata.
L'alleanza con Georgescu, sebbene breve, è stata forgiata attraverso una promessa per il futuro. In caso di elezione di Simion, egli garantisce che Georgescu riotterrà la sua posizione di influenza, riflettendo la popolarità del candidato. "In una democrazia, il popolo dovrebbe avere l'ultima parola", ha detto Simion al Financial Times. "Così, come presidente, posso cambiare i membri della Corte costituzionale, i servizi segreti, per garantire elezioni equo e agire come mediatore per trovare la maggioranza in parlamento". Con questo obiettivo, egli mira a reinstallare Georgescu come primo ministro del paese, mentre plasma la Romania a sua immagine e ideali.
Nel frattempo, la battaglia per il secondo posto si intensifica mentre gli avversari di Simion si uniscono contro di lui. La diaspora rumena, che ha votato in massa, giocherà un ruolo cruciale nel determinare i risultati finali. I rivali più stretti di Simion includono Nicușor Dan, il sindaco indipendente di Bucarest, che ha ottenuto il 20,90% dei voti, e Crin Antonescu, un membro della coalizione di governo, che ha ricevuto il 20,34%.
Matteo Salvini, l'ex ministro dell'Interno italiano, è stato uno dei primi a congratularsi con Simion, esprimendo la sua ammirazione per il popolo rumeno e il loro "voto libero e vero". Il giorno delle elezioni è stato segnato da un altro alto afflusso (53%) e da attacchi informatici coordinati, che hanno temporaneamente interrotto il funzionamento di diversi siti web, inclusi quelli del Ministero dell'Interno e della Giustizia e quello del candidato Antonescu.
Chi è George Simion?
Nato a Focșani, Romania, nel 1986, George Simion è salito nella gerarchia politica per fondare l'AUR, un partito politico di destra a estrema destra che è diventato il secondo partito più grande in entrambe le camere del parlamento rumeno. Simion è stato membro della Camera dei deputati dal 2020 e anche vicepresidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.
Le vedute politiche di Simion sono plasmate da un forte retorica nazionalista e una posizione anti-sistema. La sua ascesa può essere attribuita a questo programma, che riflette il desiderio di cambiamento tra il popolo rumeno. Sebbene attualmente il candidato leader, il successo di Simion potrebbe ridefinire il futuro geopolitico della Romania all'interno diboth the European Union and NATO.
Le alleanze internazionali di Simion si estendono a figure come l'ex presidente degli Stati Uniti Trump e la premier italiana Giorgia Meloni, posizionandosi accanto a leader populisti affini. La sua politica interna è fortemente critica dell'attuale clima politico e della relazione della Romania con l'UE, segnalando una posizione euroscettica che potrebbe portare a riforme significative della Corte costituzionale e di diverse istituzioni di sicurezza per spingere ulteriormente la sua agenda nazionalista.
