Ingegnerizzare il clima della Terra non ci proteggerà dall'aumento delle temperature a livello globale
In uno studio innovativo pubblicato questa settimana, un team di ricercatori internazionali ha gettato dubbi sull'efficacia e sulla fattibilità della geoingegneria come soluzione alla crisi climatica in corso. Lo studio, guidato da Martin Siegert, un glaciologo della University of Exeter, include 40 autori con competenze in campi come l'oceanografia, la biologia marina, la glaciologia e la scienza atmosferica.
Lo studio ha rilevato che nessuno dei concetti di ingegneria recentemente resi pubblici per proteggere i ghiacciai polari è probabile che funzioni. Ciò è dovuto al potenziale disturbo degli ecosistemi oceanici regionali, compresa la catena alimentare marina, e alle conseguenze indesiderate e pericolose che alcune idee non testate, come la dispersione di particelle nell'atmosfera per attenuare la luce solare o il tentativo di ricongelare i ghiacciai con l'acqua pompata, potrebbero avere.
Storicamente, la comunità scientifica mainstream del clima non si è interessata alle idee di geoingegneria. Tuttavia, James Kirkham, il chief science advisor di un gruppo di oltre 20 paesi, nota un cambiamento negli ultimi anni. In una email, Kirkham ha affermato che la maggior parte delle idee di geoingegneria sono state ignorate e scartate dalla comunità scientifica mainstream del clima, ma sembra che questo stia cambiando. Suggerisce che le idee di geoingegneria hanno ricevuto maggiore attenzione negli ultimi anni, con maggiori finanziamenti per i progetti e l'assunzione di professionisti di PR esperti per promuovere queste idee.
L'email di Kirkham indica anche che le idee di geoingegneria sono state in gran parte trascurate dalla comunità scientifica mainstream del clima fino a poco tempo fa. Ciò è evidente nel fatto che alcune delle presentazioni progettate per sembrare sponsorizzate dai padiglioni nazionali alla COP27 e alla COP28 non erano effettivamente sostenute dalle amministrazioni coinvolte.
Despite the growing interest in geoengineering, the assessment concludes that no current geoengineering idea is likely to pass an objective and comprehensive test for use in the coming decades. The costs and logistics of these projects could be prohibitive, potentially costing tens or even hundreds of billions of dollars. Additionally, international treaties meant to protect the environment would make large-scale interventions in places such as Antarctica very difficult, if not impossible.
The paper also highlights that most geoengineering ideas are climate Band-Aids that only address symptoms, not the root cause of the problem—greenhouse gas emissions. This underscores the need for continued efforts to reduce emissions and promote sustainable practices as the most effective long-term solution to the climate crisis.
In a positive development, the International Maritime Organization (IMO) collaborated with the Inuit Circumpolar Council (ICC) in 2022 to address the threat of melting ice and rising sea levels. This collaboration aimed to raise awareness on this issue, notably through adaptations of the Polar Code regulating shipping in polar regions.
As the debate on geoengineering continues, it is clear that any plan must be able to grow to a scale that truly helps within the next few decades to help reach global climate goals. The study serves as a reminder that while geoengineering may seem like a quick fix, it is crucial to consider the potential consequences and long-term implications of such interventions.
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