Incontri tra i media britannici e Israele suggeriscono coinvolgimento negli omicidi di massa a Gaza
In un'epoca in cui la trasparenza e la responsabilità sono fondamentali per mantenere la fiducia del pubblico nel giornalismo, è emerso un incontro segreto tra il generale Aviv Kohavi, ex capo di stato maggiore delle IDF, e importanti figure dei media britannici, che ha sollevato questioni fondamentali sulla libertà di stampa, l'integrità giornalistica e l'influenza straniera nei media occidentali.
L'incontro, che si è svolto a novembre 2023, ha avuto luogo un mese dopo l'attacco di Hamas contro Israele e in un momento in cui migliaia di palestinesi erano già stati uccisi negli attacchi israeliani. Secondo i documenti rivelati da Gad Yavoh, un tenente colonnello di riserva delle IDF e accademico della sicurezza affiliato con la City University di Londra, lo scopo dell'incontro era quello di ottenere il sostegno per le operazioni militari in corso di Israele a Gaza.
La segretezza di queste discussioni e il tempismo della visita di Kohavi suggeriscono che Israele stava attivamente cercando di influenzare le narrazioni dei media in un momento critico della guerra a Gaza. Questa segretezza, unitamente alla mancanza di simili incontri con i rappresentanti palestinesi, solleva dubbi sul fatto che i media britannici stiano adempiendo al loro ruolo di fornire una copertura equilibrata.
Le voci palestinesi sono state in gran parte assenti dalla copertura dei media britannici mainstream, un fatto che alimenta ulteriori preoccupazioni sull'equilibrio della copertura. Kohavi ha costantemente cercato di giustificare le operazioni delle IDF che hanno comportato vittime civili, spesso incorniciandole come misure di sicurezza necessarie. Queste operazioni, tra cui la violenta repressione delle proteste del 2018-2019 Marcia del Ritorno a Gaza e l'uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, sono state sotto la lente d'ingrandimento delle organizzazioni per i diritti umani internazionali, tra cui le Nazioni Unite.
Gli incontri hanno portato ad accuse secondo cui le figure dei media britannici potrebbero aver partecipato, consciamente o inconsciamente, a una campagna di influenza israeliana. Il rifiuto dei redattori di rivelare questi incontri al pubblico non fa che approfondire i sospetti. Questo silenzio, in un'epoca di crescente scetticismo dei media, sottolinea ulteriormente la necessità di trasparenza e responsabilità.
I dirigenti dei media in Gran Bretagna hanno affrontato poca scrut
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