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Il trasferimento forzato dell'Ungheria di Orbán, un riferimento alle misure disciplinari adottate contro il governo di Viktor Orbán all'interno dell'Unione europea.

Il Primo Ministro continua a minare il sistema legale dopo 15 anni

Imposizione coatta del regime ungherese di Orbán
Imposizione coatta del regime ungherese di Orbán

Il trasferimento forzato dell'Ungheria di Orbán, un riferimento alle misure disciplinari adottate contro il governo di Viktor Orbán all'interno dell'Unione europea.

In Ungheria, la rivista settimanale Origo è recentemente passata sotto il controllo di Fidesz, il partito nazional-conservatore guidato dal Primo Ministro Viktor Orbán. Questo passo ha sollevato preoccupazioni sulla libertà di stampa, poiché Orbán è stato descritto come un "predatore della libertà di stampa" da Reporter Senza Frontiere.

Il governo di Orbán è stato accusato di riscrivere la Costituzione a suo piacimento, realizzando la "democrazia illiberale" che aveva sognato. Questo cambiamento è stato evidente in vari settori, compresa la politica estera, dove l'Ungheria ha adottato una posizione pro-russa e un atteggiamento risolutamente ostile verso l'Ucraina.

Il panorama dei media ungheresi ha subito anche un significativo cambiamento, con l'80% delle testate che ora rispecchiano la narrativa propagandistica del governo, secondo Reporter Senza Frontiere. La pressione normativa e la riduzione della pubblicità statale sono state utilizzate per far scomparire o costringere i media a essere acquistati da uomini d'affari vicini all'esecutivo.

Il settore dell'istruzione non è stato risparmiato. L'indipendenza delle università è stata compromessa e gli studi di genere sono stati aboliti. Il governo di Orbán ha anche preso il controllo dei media audiovisivi pubblici e ha preso di mira la stampa indipendente e le stazioni radio private.

L'approccio del governo di Orbán ai diritti umani è stato criticato. Amnesty International ha condannato una legge approvata in primavera 2025 che restringe le ONG, in particolare quelle finanziate dall'estero. Questa legge è vista come una grave violazione dei diritti umani, compreso il diritto di associazione e di espressione, e come parte di un più ampio sforzo del governo per reprimere la società civile sotto la scusa della legislazione anti-migranti e della trasparenza.

Il governo di Orbán è stato criticato anche per il suo trattamento della comunità LGBTQ+. La comunità è stata fatta da capro espiatorio, con tentativi di impedire la marcia del orgoglio a Budapest e l'assimilazione della comunità LGBTQ+ alla pedofilia.

Le azioni del governo di Orbán non sono passate inosservate a livello internazionale. Il costante smantellamento dell'Ungheria delle regole per 15 anni, a rischio di emulatori e minaccia all'integrità del progetto europeo, ha rappresentato una fonte di preoccupazione. Budapest ha ripetutamente rotto l'unità dei Ventisette nel sostenere Kiev, talvolta opponendosi alla consegna di armi o all'introduzione di sanzioni, talvolta rifiutandosi di interrompere la sua fornitura di gas russo.

Le strategie politiche di Orbán sono state caratterizzate da una tendenza a inventare nuovi nemici. L'ultima aggiunta a questa lista è il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Tuttavia, Orbán è stato criticato anche per aver concesso l'asilo a politici in fuga dalla giustizia nei loro paesi.

Le azioni del governo di Orbán hanno sollevato domande sulla corruzione. Lorinc Meszaros, un ex operaio del riscaldamento e amico d'infanzia di Orbán, è la persona più ricca dell'Ungheria, con una fortuna stimata di oltre due miliardi di euro, ottenuta in gran parte attraverso i fondi europei deviati da Budapest.

Infine, il governo di Orbán è stato accusato di riscrivere la storia. Un monumento a Budapest, il Memoriale dell'Occupazione Nazi, riflette la rielaborazione del passato da parte di Orbán e il minimizzare il ruolo dello stato ungherese nella deportazione di mezzo milione di ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il futuro dell'Ungheria sotto la guida di Orbán rimane un argomento di dibattito e preoccupazione in corso.

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