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Il cervello ingannato da cibo spazzatura: il disegno della memoria

L' encodingippocampale dei ricordi degli alimenti grassi e dolci fa luce sul perché alcune voglie resultano difficili da resistere, secondo i nuovi risultati della ricerca.

Il cervello superato dal cibo spazzatura, che si nasconde subdolamente nelle nostre banche della...
Il cervello superato dal cibo spazzatura, che si nasconde subdolamente nelle nostre banche della memoria

Il cervello ingannato da cibo spazzatura: il disegno della memoria

Nel complesso mondo delle abitudini alimentari umane, le voglie di cibo sono state da sempre un oggetto di fascino. Recenti ricerche hanno gettato luce sui meccanismi neurali che guidano queste apparentemente irresistibili pulsioni, offrendo intuizioni sul perché ci risulta così difficile resistere a certi alimenti.

Secondo uno studio pubblicato su Nature Metabolism, specifici neuroni nell'ippocampo dei topi sono responsabili della registrazione dei dettagli sensoriali ed emotivi del cibo ricco di calorie. Questi neuroni, quando attivati, possono portare a voglie, abbuffate, anche quando gli animali non hanno fame. Questa scoperta aggiunge un terzo strato alla nostra comprensione della fame: la fame basata sulla memoria.

Amy Egbert, assistente professoressa di scienze psicologiche all'Università del Connecticut, spiega che il cervello può adattarsi per imparare nuove risposte. Questo adattamento è fondamentale per capire come le voglie si basano su profondi schemi neurali. I ricordi di grassi e zuccheri possono silenziosamente plasmare il nostro comportamento alimentare, spesso senza la nostra consapevolezza.

La vita moderna rende particolarmente difficile resistere alle voglie. Risorse limitate e la capacità del cervello di formare un ricordo del cibo dopo una sola esposizione possono peggiorare la situazione. Gli alimenti ultra-processati, che contengono sia grassi che carboidrati, possono attivare entrambi i percorsi contemporaneamente, potenzialmente scatenando una risposta di ricompensa amplificata.

GLP-1 agonisti, inclusi Ozempic, mostrano promessa nel ridurre i segnali di ricompensa del cervello dopo il pasto, secondo Small. Questi farmaci potrebbero aiutare a ridurre le voglie nel cervello, ma non affrontano la causa radicale dell'eccesso di cibo. De Lartigue sostiene che comprendere i modelli neurali legati al cibo può aumentare le possibilità di riformularli e prendere il controllo di ciò che mangiamo.

Le terapie basate sull'esposizione e le tecniche cognitive sono strumenti efficaci per disimparare le voglie di cibo, secondo Amy Egbert. Quando i ricercatori hanno silenziato questi neuroni nei topi, i roditori hanno ridotto il loro consumo di zucchero e hanno evitato l'obesità indotta dalla dieta.

Sapere che la memoria può guidare l'assunzione di cibo può aiutare a cambiare il comportamento, secondo de Lartigue. Le voglie possono sembrare impulsive o indulgente, ma spesso sono guidate da profondi schemi neurali. Comprendere questi schemi ci può aiutare a fare scelte più sane e prendere il controllo delle nostre abitudini alimentari.

La dottoressa Jessica H. Reider, ricercatrice all'Università del Connecticut che ha sviluppato approcci terapeutici per il trattamento delle allergie alimentari, è in prima linea in questa ricerca. Il suo lavoro è fondamentale per scoprire i complessi percorsi neurali che governano il nostro comportamento alimentare e fornire potenziali soluzioni per gestire le voglie di cibo.

In conclusione, i meccanismi neurali dietro le voglie di cibo stanno diventando sempre più chiari. Comprendendo questi meccanismi, possiamo fare passi verso il riformulare le nostre abitudini alimentari e fare scelte più sane. Il viaggio verso uno stile di vita più sano inizia con la conoscenza e la consapevolezza.

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