I giardini naturali possono essere concetti obsoleti; esaminare perché sono in mancanza di efficacia e cadere in disgrazia
Al centro dei nostri paesaggi, un nuovo movimento sta sbocciando. Questo movimento, ispirato alla resilienza e alle proprietà rigenerative delle comunità di piante delle praterie, sta trasformando il modo in cui approcciamo il giardinaggio e la progettazione dei nostri spazi esterni.
Le piante delle praterie, una comunità vivace e diversificata, coesistono in un paesaggio dinamico, fornendo cibo e habitat essenziali per gli invertebrati locali. Questa relazione simbiotica è la base dei giardini ecologici, un concetto promosso dalla consulente del paesaggio e scrittrice di giardini Jo McKerr, che tiene workshop per creare questi giardini sostenibili su jomckerr.com.
La filosofia dei giardini ecologici non si limita all'estetica o alla funzionalità; si tratta di rispettare e nutrire i processi naturali che sottendono la vita. Il paesaggista francese Gilles Clément, ad esempio, trova l'ispirazione nelle comunità di piante dei terreni incolti, credendo che contengano lezioni preziose sulla resilienza in un clima in cambiamento.
Il giardinaggio di questi spazi passa dalla semplice manutenzione a una gestione complessa che combina scienza del suolo, ecologia e botanica. Il suolo, un tempo considerato un medium inert, è ora riconosciuto come un sistema vivente che sostiene tutta la vita sopra il terreno. Le piante, un tempo considerate entità passive, sono ora riconosciute come esseri autonomi, ciascuna contribuisce alla salute e alla diversità dell'ecosistema.
Questo cambiamento di prospettiva ha implicazioni a lungo termine. In primo luogo, la densità e la diversità dei prati limitano la crescita e l'istallazione delle "piante infestanti". Inoltre, i parassiti e le malattie si sono evoluti per un sistema di monocultura, rendendo la varietà e la salute delle piante resistenti al dominio.
Recenti sviluppi nell'architettura del giardino sottolineano questo approccio olistico, integrando un background filosofico centrale che dà la priorità alla natura rispetto ai bisogni umani. Ciò si traduce in giardini progettati come paesaggi vivi e dinamici che supportano la biodiversità e le funzioni ecologiche, piuttosto che solo spazi ornamentali o utilitaristici per gli esseri umani.
Il designer americano Ben Vogt è in prima linea in questo movimento, creando giardini con impianti di prateria che sostituiscono i prati. Questi giardini si basano sulla conoscenza ecologica tradizionale dei popoli indigeni e sulle ultime riflessioni sulla ecologia del suolo e sui impollinatori. Molte piante indigene delle praterie sono meglio adattate ai