Disturbi in Nepal: scontri per corruzione e decisioni sui social media causano 19 morti e 340 feriti
In pieno Nepal, la capitale Katmandu è stata colpita da un'ondata di proteste negli ultimi giorni. Le manifestazioni, guidate principalmente dagli studenti, sono state scatenate da una cultura percepita di nepotismo e favoritismo nel paese, dove le opportunità sono viste come ereditarie piuttosto che guadagnate per merito.
Il disordini sono iniziati come risposta alla decisione del governo di bloccare l'accesso alle piattaforme dei social media non registrate, tra cui Facebook, Instagram e altre. Questa mossa, vista da molti giovani attivisti nepalesi come un attacco diretto alla libertà di espressione, si è trasformata in violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
Le fonti ospedaliere prevedono un aumento del numero di vittime, con quasi quattro dozzine di manifestanti ricoverati, molti in condizioni critiche a causa di ferite da arma da fuoco. Più di 347 persone sono ricoverate, molte delle quali in condizioni critiche. Il quotidiano locale, The Katmandu Post, riferisce che molti dei feriti hanno gravi lesioni alla testa e al torace.
L'Ufficio di Distretto Amministrativo di Katmandu ha annunciato un coprifuoco a causa dell'intensificazione delle proteste, con un coprifuoco imposto in diverse aree della città dalle 12:30 alle 22:00 ora locale. Tuttavia, il coprifuoco non ha scoraggiato i manifestanti, che hanno continuato a radunarsi e manifestare il loro dissenso.
A Damak, i manifestanti hanno lanciato pietre contro la residenza del Primo Ministro KP Sharma Oli, portando la polizia a sparare colpi di avvertimento. Il Primo Ministro, Khadga Prasad Sharma Oli, si è dimesso in risposta alle proteste, rinunciando immediately alla carica di Primo Ministro subito dopo le violente proteste.
La normativa attuale è mirata a contrastare la frode sui social media, dove i profili falsi vengono utilizzati per diffondere odio e disinformazione. Tuttavia, il divieto delle piattaforme dei social media è stato accolto con resistenza, con molti che argomentano che viola il diritto alla libertà di parola.
Il governo nepalese si trova di fronte a una sfida a causa della portata e dell'estensione geografica delle proteste, mentre la pressione internazionale aumenta. La Commissione Nazionale per i Diritti Umani ha espresso la sua preoccupazione per l'escalation delle proteste e ha chiamato alla moderazione da parte di entrambi i manifestanti e le forze dell'ordine.
La Commissione ha denunciato che i loro team di osservazione sono stati attaccati e ha descritto la violenza e l'uso eccessivo della forza come "rammaricabile". Il governo nepalese, nel tentativo di placare il disordini, ha revocato il divieto di TikTok a novembre 2023, dopo che la società ha completato la sua registrazione.
Il servizio di queste piattaforme dei social media verrà ripristinato una volta che si registreranno e si conformeranno alla nuova legislazione. Il Ministro dell'Interno, Ramesh Lekhak, si è dimesso per "motivi etici" dopo la morte dei manifestanti.
Le proteste a Katmandu servono come promemoria del potere della gioventù e dell'importanza di affrontare i problemi di nepotismo e favoritismo in Nepal. Mentre la situazione continua a evolversi, la comunità internazionale osserva con il fiato sospeso, sperando in una risoluzione pacifica di questa questione spinosa.
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